La biblioteca “Apulia”, fondata da Eugenio Selvaggi nel 1909, risulta costituita da circa 25.000 volumi e rispecchia appieno la cultura eclettica del suo fondatore, dal momento che sono attestate numerose e svariate discipline: storia, letteratura, numismatica, archeologia, religione, diritto e scienze naturali.

Da una prima ricognizione dell’intero patrimonio è emersa la presenza di circa 245 testi antichi, di cui 6 cinquecentine, 23 seicentine e 111 settecentine.

Le edizioni del XVI secolo comprendono:

  • T. Liuij Patauini, Historiarum ab vrbe condita, libri qui extant 35 cum vniuersae historiae epitomis Caroli Sigonij Scholia, quibus ijdem libri, atque epitomae partim emendantur, partim etiam explanantur, ab auctore multis in partibus aucta, Venetijs, in aedibus Manutianis, 1572
  • Della fortificatione delle città, di m. Girolamo Maggi, e del capitan Iacomo Castriotto … libri 3, In Venetia, appresso Camillo Borgominiero, al segno di S. Giorgio, 1583 
  • Discorsi del signor Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito nuouamente posti in luce. Con due tauole. Vna de’ Discorsi, e luoghi di Cornelio sopra i quali son fondati, l’altra delle cose più notabili…, In Fiorenza, per Filippo Giunti, 1594 
  • Propositioni, ouero Considerationi in materia di cose di stato, sotto titolo di Auuertimenti, auuedimenti ciuili, & concetti politici, di M. Francesco Guicciardini, M. Gio. Francesco Lottini, M. Francesco Sansouini. Di nuouo posti insieme, ampliati, & corretti, a commodo, & beneficio de gli studiosi, In Vinegia, presso Altobello Salicato, 1598
  • Della segretezza, all’illustriss. et eccellentiss. signore, il sig. don Giouanni de Medici / Scipione Ammirato, In Vinezia, per Filippo Giunti, 1598
  • Discorsi del signor Scipione Ammirato sopra Cornelio Tacito nuouamente posti in luce. Con due tauole. Vna de’ Discorsi, e luoghi di Cornelio sopra i quali son fondati, l’altra delle cose più notabili…, In Vinezia, per Filippo Giunti, 1599

Tra le edizioni del XVII secolo si segnalano:

  • Nuouo leggendario della vita di Maria Vergine Immacolata madre di Dio et delli Santi patriarchi, et Profeti dell’Antico Testamento et delli quali tratta, et fa mentione la sacra scrittura. … Dato per auanti in luce in lingua spagnuola, sotto titolo di Flos Sanctorum seconda parte; per il reuerendo signor Alfonso de Villegas di Toledo teologo, e predicatore. Et nouamente con molto studio dalla spagnuola nella volgar lingua italiana tradotto per il reuer. don Giulio Cesare Valentino, piouano di Carpeneto. .., In Venetia, presso Gio. Battista Ciotti Senese, Al segno dell’Aurora, [16–?]
  • DN. Petri Gregorij Tholosani, … De republica, libri sex et viginti, antea in duos distincti tomos, nunc vno concise & artificiose comprehensi, multijuga rerum scientia, varietate, et nouitate, ac pene aurea reipubl. instituendae ratione, …, Francofurti, e typographéio Nicolai Hoffmanni, sumptibus Ionae Rhodii, 1609
  • Francisci Vietae Opera mathematica, in unum volumen congesta, ac recognita, opera atque studio Francisci à Schooten Leydensis, matheseos professoris, Lugduni Batavorum, ex Officina Bonaventurae & Abrahami Elzeviriorum, 1646
  • Valerii Maximi Dictorum factorumque memorabilium libri 9, Amstelodami, apud Ioannem Ianssonium, 1647
  • Combattimento spirituale del P. D. Lorenzo Scupoli Chierico Regolare, In Parigi, nel[la] Stamperia reale, 1660 
  • Il Vaticano languente. Dopo la morte di Clemente 10. Con i rimedij preparati da Pasquino, e Marforio per guarirlo. Parte prima \-terza! …, Stampato ad instanza degli amici, 1677, 3 volumi
  • Dell’assedio di Vienna con le vittorie di’ cristiani. Scritto dal signor Giovan Piero da Vaelckeren , In Vienna d’Austria, presso Leopoldo Voigt, 1683 ; e in Napoli, presso Giuseppe Roselli, 1684 
  • Alfabetto del soldato perfetto, overo Le osseruationi particolari, che si deuono hauere nel gouerno, e diffesa delle piazze … Auttore N.N. , In Venetia, appresso Pontio Bernardon libraro in Marzeria all’Insegna del Tempio, 1684
  • l’opera quasi completa del cardinale spagnolo Juan de Lugo (1583-1660), teologo, giurista, economista e professore di filosofia.

Tra le edizioni del XVIII secolo sono degne di menzione: 

  • Universus terrarum orbis scriptorum calamo delineatus, hoc est auctorum fere omnium, qui de Europae, Asiae, Africae, & Americae regnis, provinciis, populis, civitatibus … cum anno, loco, et forma editionis eorum uberrimus elenchus … Studio, et labore Alphonsi Lasor a Varea. Tomus primis, Patavii, ex typographia olim Frambotti, nunc Jo. Baptistae Conzatti, 1713
  • D. Pauli Antonii de Tarsia, doctoris theologi, abbatis Sancti Antonii Cupersanensis, & Academici ociosi eapolitani, Historiarum cupersanensium libri 3., [1723], Lugduni Batavorum, sumptibus Petri Vender Aa, bibliopolae, & typographi academiae atque civitatis
  • Architecture françoise, ou Recueil des plans, elevations, coupes et profils des eglises, palais, hotels & maisons particulieres de Paris, & des chasteaux & maisons de campagne ou de plaisance des environs, & de plusieurs autres endroits de France, A Paris, chez Jean Mariette, rue s. Jacques, aux Colonnes d’Hercules, 1727, 1 volume : tavole
  • Supplica presentata a S. C. e C. M. per parte del marchese d’Oyra d. Michele Imperiale principe di Francavilla / [Giovam-Battista Maria Jannucci], [1732?]
  • Capitulo de carta del excellentissimo senor conde de Montemar general de los exercitos de s.m.c. escrita a 27 de mayo 1734 en el campo de Bari al illustrissimo monsenor Ratto obisco de Cordoba, del consejo de s. m. c. y su ministro en la corte de Roma & c., [1734?]
  • Mappamondo istorico ovvero descrizione di tutti gl’imperj del mondo, delle vite dei pontefici, e i fatti più illustri dell’antica, e moderna storia; opera incominciata dal padre Antonio Foresti … continuata, accresciuta, e migliorata da celebri autori, con idea di ridurla al perfetto suo fine, e descrivere le serie de’ governi tanto ecclesiastici, che secolari di tutto il mondo …, In Venezia, presso Giambattista Albrizzi q. Girol., 1735-1737, 14 volumi
  • Raccolta di varj componimenti in loda dell’eccellentissimo signore d. Giuseppe Maria Ruffo vescovo di Lecce, indiritti a sua eminenza il cardinal Tommaso Ruffo vescovo di Palestrina, e primo arcivescovo di Ferrara, In Benevento, 1737
  • Nicolai Caraccioli ex Clericis Regularibus Dei, et Apostolicae Sedis gratia Archiepiscopi Hydrutini Salentinorum Primatis et Regii a latere consiliarii Ad clerum popolumque suum epistola quum Episcopatum auspicaretur, Romae, ex Typographia Palladis, apud Nicolaum & Marcum Palearinum, 1754
  • Lettera di un bambino di sedici mesi colle annotazioni di un filosofo, [Bologna, 1758]
  • Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1749. Compilati da Lodovico Antonio Muratori … Tomo primo [-diciassettesimo], In Napoli, presso Tommaso Alfano, 1758, 16 volumi
  • Storia delle operazioni militari eseguite dalle armate delle potenze belligeranti in Europa durante la guerra cominciata l’anno 1756. Tomo primo (-sesto) … , Amsterdam, a spese di Pietro Bassaglia librajo di Venezia in Calle de’ stagneri, 1758-1763, 6 volumi
  • Volgarizzamento della rinomata lettera di Cicerone a Quinto suo fratello pretore nell’Asia. Di Matteo Ferrante marchese di Ruffano, In Napoli, presso di Vincenzio Mazzola-Vocola, 1777
  •   Alexandri Mariae Kalephati S. primatialis Eccles. Barien. Canonici regiique theologiae dogmaticae in regali Neap. Academia ss. Salvatoris magistri Inscriptiones in sacrae aedis s. Mariae de Monte Carmelo oppidi Puteniani … 5. idus maij 1777
  • La sposa vincitrice de’ sacri cantici, ovvero Il mondo debellato melodramma da cantarsi nel Real Monistero di S. Giovanni evangelista di Lecce per la solenne professione dell’eccellentissime signore d. M. Gabriele, e d. M. Fortunata Frisari de’ duchi di Scorrano e conti di S. Cassiano, In Napoli, 1779
  •   Relazioni di due interessanti malattie curate col celebre specifico delle lucertole dal signor d. Matteo Tondi dottor di medicina, [Napoli, 1788?]
  • Lettera responsiva di un soldato macedone ad un suo amico missionario apostolico attualmente commorante in Otranto. Con una compendiosa raccolta di notizie storiche riguardanti le presenti vertenze fra la Real corte di Napoli, e quella di Roma. E replica del sudetto missionario, Napoli, 1788
  • Nuova, e copiosa raccolta di tutte le toscane poesie sparse in Italia sulle più interessanti circostanze di Francia, e d’Europa, In Lecce, presso Vincenzo Marino, e fratelli, 1794

Altrettanto degna di nota è la sezione cosiddetta “Fondo Locale” della biblioteca, nella quale sono raccolti testi e pubblicazioni riguardanti la storia, la cultura e le tradizioni della regione Puglia e/o scritti da autori pugliesi: trattasi non solo di svariati opuscoli pubblicati a cavallo tra il XIX e il XX secolo, ma anche di testate, più o meno note, che testimoniano la cura e la passione con cui questo patrimonio librario fu raccolto dall’erudito Selvaggi, con l’intento, mai concretizzatosi, di scrivere una bibliografia di tutte le opere pubblicate in Puglia. Questi scritti rivestono, altresì, un’importanza unica anche per le note di possesso e le annotazioni manoscritte di alcuni tra i più rilevanti esponenti della cultura di Terra d’Otranto, come, ad esempio, Cosimo De Giorgi e il poeta manduriano Giuseppe Gigli. Il Selvaggi, infatti, era entrato in possesso di una parte della loro biblioteca privata, comprendente manoscritti e opere ricevute in dono in genere dagli autori.

All’interno della biblioteca è presente anche una piccola emeroteca, nella quale sono attestate la maggior parte delle tipografie locali, soprattutto leccesi, molto attive tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900. Numerose sono anche le testate di periodici e riviste, più o meno note, di argomento e provenienza vari, tra le quali si segnalano per importanza le riviste locali (Rinascenza salentina, Archivio storico pugliese, Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, Corriere delle Puglie, Il Salento, Atti del Consiglio provinciale di Terra d’Otranto), le riviste di collegi e istituti (L’Argento, del collegio Argento di Lecce, gli annuari del convitto Palmieri, dell’istituto P. Siciliani e dello Scarambone di Lecce) e alcune peculiarità come il Bollettino della Camera di commercio ed arti della Provincia di Bari, il Foglio annunzi legali delle RR. Prefetture di Lecce e del Jonio, la Rassegna tecnica pugliese, la Terra Jonica, l’Agricoltura brindisina.

La biblioteca, infine, conserva in un piccolo vano una raccolta fotografica e un archivio di documenti, tra i quali spicca una copia del Libro rosso della Università di Lecce, rilegato dalla Legatoria Bordone e Figli di Lecce nel 1906.

 
Direttore: Dr. Rocco Selvaggi
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Catalogatrice: Concetta Margiotta

Catalogatrice: Maria Grazia Barnaba

Catalogatrice: Ariana De Luca

Bibliotecaria: Velleda Budassi

La costituzione della Biblioteca Apulia si deve alla cultura e alla sensibilità di Eugenio Selvaggi (Martina Franca 1872 – Manduria 1961), erudito, letterato, editore fecondo sul territorio locale e nazionale a cavallo tra il XIX e il XX secolo.

Eugenio Selvaggi nacque il 18 giugno 1872 a Martina Franca, all’epoca facente parte della circoscrizione amministrativa Terra d’Otranto che fu smembrata nel 1927. Compié gli studi classici prima nel Seminario Collegio Vescovile di Conversano e poi nel Seminario Arcivescovile di Taranto, ma li completò definitivamente a Roma presso l’Istituto Sant’Apollinare, dove conseguì anche la laurea in filosofia. Successivamente ottenne la laurea in legge presso l’Università di Perugia. Fu durante il soggiorno romano che frequentò il Circolo Universitario “San Sebastiano”: lì conobbe il movimento di Romolo Murri e decise di aderirvi. Nel 1897 rientrò a Martina Franca, dove, influenzato dalla dottrina sociale della Chiesa diffusa dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII, iniziò un percorso cattolico-sociale che lo vide tra gli organizzatori del “Primo Congresso Cattolico Pugliese” nel 1900, del ”XVIII Congresso Nazionale Cattolico” del 1901 e del “III Congresso Nazionale Antischiavista” nel 1905, tutti svoltisi a Taranto sotto l’egida della locale Arcidiocesi, allora guidata da Mons. Pietro Alfonso Jorio. Selvaggi fu assai attivo in ambito politico: si candidò alle elezioni politiche del 1919 con il Partito Popolare di don Luigi Sturzo e nel 1921 fu Presidente del Comitato Provinciale di Lecce del Partito Popolare Italiano.

Nel periodo dal 1910 al 1917 fu prima Regio Ispettore onorario per gli scavi archeologici e monumenti, per il Mandamento sia di Martina Franca che di Manduria, e poi Direttore del Museo Castromediano di Lecce. Frequentò inoltre i corsi di archeologia e numismatica presso l’Università di Alta Cultura di Perugia, per poi fondare e presiedere l’Accademia Meridionale di Belle Arti di Lecce che riuniva e promuoveva il talento dei giovani artisti salentini. 

Per i suoi eclettici interessi e le sue febbrili attività fu indicato come una figura originale e precorritrice di “promotore di cultura, aperto agli scenari nazionali ed internazionali”, come recita l’epigrafe in suo ricordo apposta nel cortile del Palazzo Ducale di Martina. La sua rivista interdisciplinare Apulia (1910-1914) costituì un elemento di assoluto rilievo e di grande stimolo intellettuale per la cultura pugliese nei primi anni del Novecento; altrettanto degno di nota fu la sua precedente iniziativa de Il Bibliografo – rassegna mensile del pensiero moderno (1905-1907), il primo contributo intellettuale agli studiosi del Mezzogiorno.

Poliedrici furono i suoi interessi: dalla letteratura alla filosofia, dall’arte (si ricorda, a tal proposito, la sua opera Lineamenti di estetica della scultura greca, 1954) all’archeologia e alla numismatica, dagli studi su folklore, dialetti e tradizioni popolari alle scienze naturali (degna di menzione è in tale ambito la pubblicazione del Vocabolario botanico Martinese, 1951). Nutrì, tra l’altro, un’accesa passione per la poesia: le opere Primule (1898), Vita e Amore (1900), Spire di sogno (1906), Ninne nanne a Silvana e La vera Fata (Anni ‘40 e ’50), così come la cospicua raccolta di poesie inedite Le Poesie Ritrovate, pubblicata postuma nel 2010, costituiscono un fulgido esempio di letteratura locale.  

Morì a Manduria il 15 febbraio 1961.

La Biblioteca Apulia fu istituita nel 1909 all’interno del Palazzo Selvaggi in Manduria, dopo che Eugenio Selvaggi recuperò, nella casa paterna di Martina Franca, un fondo di dotti avi, un piccolo patrimonio librario in parte derivante dall’eredità di don Gaspare Selvaggi, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli dal 1848 al 1856. In virtù della sua intensa attività culturale, in particolare con la pubblicazione delle riviste Il Bibliografo (1905-1907) e Apulia (1910-1914), Selvaggi arricchì sensibilmente il capitale librario della Biblioteca. Parimenti, si dedicò all’acquisto continuo di testi da librerie antiquarie di Napoli, Roma e Palermo e poté giovarsi anche delle numerose donazioni di studiosi ed eruditi. 

L’attività mecenatistica di Eugenio Selvaggi fu continuata prima dal figlio Nicola (1913–2002), poi dai nipoti ex filio Eugenio (1946–2018), Giuseppe (1948–2016) e Francesco Selvaggi (1950–2016), i quali nel 2012 fondarono la “Pernix Apulia di Eugenio Selvaggi”, Associazione Culturale senza scopo di lucro, tra i cui compiti spetta anche la gestione della Biblioteca. Attualmente, sono gli eredi Nicola, Alessandro e Rocco a ripercorrere con passione e dedizione le orme di famiglia.

La Biblioteca, proprietà privata della Famiglia Selvaggi, possiede attualmente un patrimonio librario di circa 25-30.000 testi, oltre a documenti d’archivio a partire dal XVII secolo, stampe antiche e materiale fotografico. Di particolare rilievo ed interesse è il Fondo locale, una sezione della Biblioteca che ammonta a 6-7.000 pubblicazioni e raccoglie scritti sulla Puglia e scritti di autori pugliesi.

Il Palazzo Selvaggi (sec. XVI) in Manduria è sito al civico 105 di Via Matteo Bianchi (già strada degli Agli), d’angolo con Corte Paradiso (già strada delli Paradisi).

I primi proprietari del Palazzo furono alcuni menbri dell’antica famiglia casalnovitana dei Paradisi, di cui si conserva ancora il toponimo nell’odierna Corte Paradiso. Tra il Seicento ed il Settecento subentrò la nobile famiglia dei Camerario e, in seguito, i Baroni de Tommasis  provenienti da Nardò. Il Barone Gaetano De Tomasis sposò Emanuela Flavia Lopiccoli e dalla loro unione nacque Rosa, la quale andò in sposa a Eugenio Arnò. La figlia di quest’utimo, Fiorilla, sposò Francesco dei Baroni Selvaggi di Martina Franca.

Dal punto di vista architettonico il palazzo è il risultato di una serie di stratificazioni avvenute nel corso dei secoli e costituite da “case terragne”. 

L’impianto principale è databile al XVI o XVII secolo sulla base di alcuni particolari significativi: la colonna rinascimentale incassata in un muro al pian terreno e appartenente, con ogni probabilità, ad un antico porticato o loggiato; la mappa della Città di Casalnuovo, oggi Manduria, datata al 1643 e sulla quale sono chiaramente riconoscibili, nel rione cosiddetto “Porta Grande”, i nuclei abitativi originari in oggetto. 

Gli impianti abitativi ubicati nella zona e risalenti al 1500 e 1600, così come le cosiddette case “a schiera”, presentano una struttura tipica: una porta non di grandi dimensioni ed una finestra posizionata simmetricamente di fianco. Si accedeva dalla strada direttamente in un ampio locale con volta a botte a tutto sesto e con superfici, pressoché identiche, di circa 30 mq per un’altezza di 4-5 metri. Questi locali potevano essere adibiti a magazzini o a botteghe artigianali e da qui si entrava nella parte privata dell’abitazione, costituita solitamente da una, due o tre stanze più piccole, spesso con volte a crociera e senza finestre. 

In uno dei locali destinati all’abitazione troneggiava generalmente un grande focolare, utilizzato per cucinare e scaldarsi d’inverno; un altro focolare, più alto e posizionato in un locale attiguo, era destinato invece agli animali. Erano presenti, inoltre, anche il pozzo per l’acqua sorgiva e un pozzo-cisterna a campana. Quest’ultimo sembra essere una peculiarità del Palazzo Selvaggi. Il ritrovamento di almeno tre di questi pozzi sorgivi scavati nel tufo per una profondità di sette o otto metri testimonia la presenza di almeno tre nuclei abitativi originari.

L’area privata di questa tipologia di case affacciava solitamente su un giardino, o “ortale”, cinto da mura e spesso, nel corso dei secoli, edificato, anche se solo in parte. Il Palazzo Selvaggi, parte del più vasto complesso abitativo nel quale abitarono Eugenio Arnò prima, Francesco Selvaggi e Fiorilla Arnò poi, conserva ancora l’ortale nel suo complesso originario, nonostante, a seguito delle varie successioni ereditarie, una frazione di esso non è più di proprietà della famiglia Selvaggi.

Alcune di queste case disponevano anche di un piano superiore, al quale si accedeva da strette e ripide scale che si affacciavano direttamente sulla strada. Un esempio del genere sono le scale (ritrovate murate) sul lato di Corte Paradiso, punto d’ingresso ad ulteriori magazzini posizionati ad un livello superiore. Le case a due piani, chiamate “palazzate“, divennero presto segno distintivo delle classi più agiate, definite bonatenentes. 

Non è sicuro l’anno in cui fu edificato il primo piano, definito “nobile” e caratterizzato da ampie stanze con volte a crociera. Tuttavia, due elementi suggeriscono una datazione a partire dalla fine del XVIII secolo: la data A.D. 1789, incisa su di un tufo sul prosieguo dell’intero complesso edilizio (lato Corte Paradiso), ed il fregio, rappresentante il simbolo di San Bernardino (il sole con al suo interno il monogramma JHS e un cuore sottostante), al centro della volta di una delle stanze del primo piano.

La facciata su via Matteo Bianchi si presenta in sobrio stile neoclassico, con semplici ed eleganti cornici alle porte-finestre del primo piano, le quali sono arricchite da pregevoli ringhiere in ghisa traforata di epoca ottocentesca. Ai lati del portone, foderato in ferro “bottonato”, sono poste due grandi palle da catapulta in pietra viva. Esemplari dello stesso tipo sono visibili ad Otranto quale testimonianza della guerra con i Turchi.

Sulla facciata del Palazzo, più precisamente tra le due finestre balconate, è visibile lo stemma in pietra della famiglia Selvaggi, ancor oggi proprietaria del Palazzo.

Nell’androne del Palazzo si trova l’ingresso, formato da un elegante portoncino in legno bugnato, della Biblioteca Apulia, fondata nel 1909 da Eugenio Selvaggi e da lui diretta. Sulla destra si apre l’ampia scalinata in pietra viva che conduce al primo piano. A metà scalinata è posta l’epigrafe, in latino, dedicata agli uomini illustri e studiosi che hanno frequentato il Palazzo: da Giacomo Lacaita e suo figlio Carlo a Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone, dall’illustre archeologo Sir Arthur Evans a Janette Ross, scrittrice e viaggiatrice inglese del 1800, dagli storici Pasquale Villari e Raffaele De Cesare a Pietro Fedele, Gerhard Rohlfs e Paolo di Serbia:

JACOBUS LACAITA CLARISSIMUS VIR
DANTIS OPERAUM CULTOR DILIGENTISSIMUS
BRITANNICA NOBILITATE
OB MERITA ADFECTUS
QUOTIESCUMQUE AMORE PATRIE MAJORUMQUE
DUCTUS HUC SECEDEBAT
MAGNO SUIS ERAT GAUDIO
AC PERSAEPE VIRI PRAECLARI EUM CONVENIEBANT
LUCIANUS BONAPARTE
CAROLUS LACAITA
ARTHUR EVANS
JANNETTE ROSS
PASQUALIS VILLARI
RAPHAEL DE CESARE
PETRUS FEDELE
GERARDUS ROHLFS
PAULUS E SERVIA
AEPISCOPI ATQUE ARCHIEPISCOPI MULTIQUE ALII
TANTI VIRI MEMORIAE
PARENTES GRATULANTES POSUERUNT

A Manduria è presente anche un altro edificio conosciuto come “Palazzo Selvaggi”, risalente, però, ai primi anni del Novecento. Qui di seguito alcune notizie sulla sua particolare struttura architettonica.

L’immobile, […] sito sul corso XX Settembre al civico 31 (rectius 98) è caratterizzato da un portale bugnato di casa palazzata, che era di proprietà di Clarice Schiavoni Carissimo, sposata con Alessandro Selvaggi. Esso presenta un gioco architettonico simile al neo-gotico, con tutte le aperture (portale e finestre) ad arco a tutto sesto, mentre le bugnature producono archi a sesto acuto. Tali lavori, unitamente alla “forte ed aggettante” coronatura che cinge l’intero prospetto, sono stati eseguiti quando era in vita il barone Francesco Selvaggi (per gli amici don Ciccio) che, tra l’altro, fedele al motto dei Selvaggi (semper silvaticus) fece applicare, al centro dell’arco del portale, uno stemma raffigurante tre alberi. 

Tutta l’architettura della struttura ci suggerisce un timido confronto con autentiche opere d’arte di Firenze: […] la finestra sopra il portale è infatti simile a quella del primo piano di Palazzo Rucellai, costruito appunto a Firenze verso la metà del ‘400 dal Rossellino su progetto dell’Alberti, mentre il coronamento della Loggia della Signoria (la cui costruzione fu terminata nel 1387) presenta una balaustra a riquadri a scomparti quadrilobati molto simili. 
Negli ultimi decenni del secolo scorso il palazzo è passato ad altra proprietà.

Gli altri fratelli Selvaggi abitarono in edifici di rilevante valore storico: Giambattista in un’ala del Palazzo Selvaggi caratterizzata da alcune stanze con pareti e soffitti affrescati in stile liberty e il cui ingresso affaccia su via Costanzi, mentre Alberico nell’elegante palazzo cinquecentesco sito in via Marchesi Imperiali, all’interno del centro storico di Manduria.

Leggi qui il regolamento della Biblioteca Apulia